II DOMENICA DOPO NATALE - ANNO C
Commento al Vangelo: Gv 1,1-18 - SAUL = Speranza Amore Uguaglianza Libertà
Il prologo del Vangelo di Giovanni è, senza dubbio, uno dei testi più potenti e affascinanti che la tradizione cristiana ci abbia donato. Le sue parole, che risuonano come un inno di speranza e rivelazione, trascendono il tempo e lo spazio, toccando le profondità dell'animo umano. “In principio era il Verbo…” è un inizio che non solo ci introduce al mistero divino, ma ci invita a riflettere sulla nostra stessa esistenza. Qui, Giovanni ci offre un ritratto del Cristo che non è solo storico, ma eterno, e attraverso il quale tutto è stato creato. Il Verbo, la Parola che è con Dio e che è Dio stesso, si fa carne e viene tra noi, in un atto di amore che sconvolge ogni barriera di separazione tra il divino e l’umano. Non è un concetto teorico, ma un incontro reale, concreto, che cambia il corso della storia e della vita di ogni persona che si apre a questo incontro. Il Verbo incarnato è il cuore pulsante della salvezza, che risponde a una sete universale di verità, di luce e di amore.
Nel cuore di questo prologo risuona il messaggio fondamentale di speranza che attraversa ogni angolo del Vangelo. La luce che splende nelle tenebre non è solo una metafora, ma una promessa viva. “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.” Con queste parole, Giovanni ci invita a guardare oltre le apparenze, a non arrenderci di fronte alla sofferenza e all’oscurità che a volte sembrano sopraffarci. Le tenebre, simbolo di male, di sofferenza, di paura e di peccato, sembrano invadere il mondo e il nostro cuore, ma non sono in grado di prevalere sulla luce di Cristo. Questa luce è la rivelazione di Dio che irrompe nella storia umana e che, pur affrontando l'oscurità, non si fa mai sopraffare da essa. Essa vince, perché porta con sé la potenza del sacrificio divino, l'amore che si fa carne, la grazia che rinnova ogni cosa. La luce di Cristo è l'emblema di una speranza che non delude, che si rinnova ogni giorno, anche nei momenti di maggiore smarrimento, per ricordarci che la vera vita, la vita piena, non è mai lontana da noi. È una speranza che sa che, anche quando il mondo sembra immerso nelle tenebre, Cristo è la luce che guida verso la salvezza, e la salvezza non è mai un'utopia, ma una realtà che si compie nel cuore di ogni persona che accoglie la Parola.
E proprio questa luce non è un’entità astratta o lontana, ma si fa prossima, concreta, tangibile. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Dio non è rimasto nella sua maestà celeste, ma ha scelto di entrare nella nostra fragilità, di condividere le nostre gioie e le nostre sofferenze. L’amore che si fa carne è l’amore che scende nel nostro mondo, che si fa parte della nostra storia, che si fa vicino a chi soffre, a chi è solo, a chi è emarginato. In questo gesto, Dio non si limita a un’astratta benevolenza, ma si fa compagno di viaggio, cammina con noi, soffre con noi e ci offre una redenzione che non è lontana, ma che è pienamente incarnata nel nostro quotidiano. Non esiste distanza che l’amore divino non possa colmare. L’incarnazione è un atto di solidarietà totale: Dio non è mai distante dalla nostra esperienza, ma entra in essa, la abbraccia, la trasforma. Questo amore che scende nella storia è un amore che abbraccia l'intera umanità, ma che è allo stesso tempo profondamente personale. Ogni individuo è amato in modo unico, con una tenerezza infinita. In Cristo, Dio si fa vicino a ogni cuore, e ogni cuore trova in Lui una risposta che nessun altro può dare. E questa risposta è un invito: accogliere questo amore, viverlo, diventarne testimoni, fare di ogni gesto un atto di carità e di amore verso gli altri.
Il prologo di Giovanni ci offre anche un messaggio radicale di uguaglianza, che trasforma le nostre concezioni di valore e di dignità. Giovanni scrive: “A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Questo versetto, con la sua potenza, cambia per sempre la nostra visione del mondo. Non più una salvezza riservata ai pochi, ma un dono universale, aperto a tutti, senza distinzioni di razza, cultura, classe sociale o condizione. Tutti sono chiamati a diventare figli di Dio. L’uguaglianza che il prologo proclama è una chiamata a rompere ogni barriera, a superare ogni forma di discriminazione, a costruire una comunità dove ogni individuo è riconosciuto nella sua dignità di figlio amato da Dio. Questo messaggio era radicale nel contesto del tempo di Giovanni, dove le gerarchie sociali e religiose sembravano indistruttibili, ma è ancora più urgente nel nostro mondo di oggi, dove le divisioni, le ingiustizie e le disuguaglianze sono tanto diffuse. La verità che tutti sono uguali davanti a Dio non è solo un principio etico, ma una realtà spirituale profonda, che ci invita a vivere secondo la logica dell’amore che accoglie e non esclude, che abbraccia e non divide.
La grazia che Giovanni menziona nel versetto 16, “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia”, è un dono che va oltre ogni nostra aspettativa. È il dono di Dio che libera l’uomo dalla schiavitù del peccato, ma anche dalle catene della paura e dell’incertezza. La grazia non è una concessione generica, ma una forza che trasforma l’intera esistenza, che rinnova il cuore, che apre gli occhi alla bellezza del mondo e alla bellezza del nostro essere figli di Dio. Questa grazia ci offre una libertà che non è solo la libertà di fare ciò che vogliamo, ma una libertà che ci restituisce la nostra vera identità, che ci permette di vivere secondo la verità di Dio. È una libertà che non ci separa dagli altri, ma che ci unisce a loro, che ci rende capaci di amare come Dio ama, senza limiti, senza condizioni. La libertà che Cristo ci dona non è una libertà per il nostro egoismo, ma per il nostro amore: un amore che, attraverso la grazia, trasforma il mondo.
Il prologo di Giovanni non è dunque solo un’introduzione al Vangelo, ma una dichiarazione di vita nuova, una proclamazione di luce, di amore, di uguaglianza e di libertà. La Parola che si è fatta carne ha portato la salvezza a tutti, ha rivelato l’amore di Dio che non si ritira mai, ha chiamato ogni uomo e ogni donna a diventare figlio di Dio, e ha donato una libertà che non divide, ma unisce, che non impone, ma libera. Questo messaggio è rivolto a noi oggi, come lo era allora, ed è un invito ad accogliere la luce di Cristo, ad aprirci all’amore che ci trasforma, a vivere la nostra dignità di figli di Dio e a camminare nella libertà che solo Lui può donare. È una chiamata a costruire un mondo nuovo, fondato sull’amore, sull’uguaglianza e sulla giustizia, dove ogni cuore trova in Cristo la sua pienezza, la sua verità, la sua salvezza. È un messaggio che non smette mai di risuonare, che non smette mai di toccare il cuore di chi è pronto ad ascoltarlo e a viverlo con tutta la propria vita.
(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)