V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al Vangelo: Gv 8,1-11 - La scelta tra legge e amore

Il brano di oggi ha avuto una nascita un po’ travagliata perchè per secoli non lo si voleva far uscire allo scoperto e infine si ha avuto il coraggio di inserirla nei loro scritti giovannei. In realtà leggendo questa pericope si nota qualcosa di strano… se ci facciamo caso è molto simile per stile, tematica e grammatica ai brani attribuiti alla comunità di Luca. Se dovessimo fare un gioco didattico con i ragazzini delle superiori gli farei leggere il capitolo senza questa pericope facendogli facilmente scoprire che la narrazione giovannea ha un qualcosa che rende la lettura più scorrevole e meno pesante. Ma se facessimo lo stesso gioco con gli scritti della comunità giovannea inserendo questa pericope nel ventunesimo capitolo allora ci starebbe perfettamente. La storia della composizione dei vangeli non è stata semplice soprattutto quando si trattò di capire il perchè di questa pericope, ma soprattutto di queste parole di perdono e di accoglienza rivolte a questa donna adultera quasi come se Gesù con quel “neanch’io ti condanno vai pure” avallasse questo peccato.

All’alba Gesù si recò di nuovo al tempio e molta gente andava da lui evidenziando così che vi era un’adesione del popolo alla figura del Cristo, cosa che irrita la casta sacerdotale e i leader spirituali di quel tempo. L’insegnamento che Gesù nuovamente vuol passare non è l’osservanza della legge umana, ma l’osservanza del comandamento dell’amore. Ciò che ai nostri occhi da seguaci di Cristo è totalmente normale perchè vediamo nel servizio al prossimo la massima espressione di quell’amore predicato, agli occhi degli scribi e dei farisei sembra il ribaltamento immediato del loro potere. Faccio una premessa importante per comprendere il brano evangelico odierno. Il matrimonio in Israele si componeva di due tappe importanti per la vita dei due neosposi: la prima era lo sposalizio, un contratto tra famiglie del valore della sposa e del pagamento della dote, poi ognuno torna a casa sua. In questo periodo non era consentito avere alcuna relazione sessuale. Un anno dopo sarà la sposa che viene portata a casa dello sposo per la conclusione delle nozze. Ebbene, la legislazione prevedeva che se la donna era adultera doveva essere portata fuori dalla città e lapidata. Qui ora ci troviamo di fronte a una ragazzina di dodici anni sorpresa in adulterio. I farisei per trarre in inganno Gesù e poterlo accusare, iniziarono con la presa in giro del «Maestro», quell’ipocrisia delle persone religiose e piene di sè, “cosa ci dici di fare?”. Il tema principale però è capire a quale tipo di Dio è da scegliere: il Dio legislatore, quello che stabilisce le leggi e che punisce con la pena di morte, oppure nel Dio creatore, quello che crea la vita, la ama e la difende a oltranza. La parola di Gesù taglia, la parola di Gesù ci dice o scegliete un dio o l’altro. Gesù ora è di fronte a un bivio che lo porteranno comunque a essere condannato: se Gesù avesse detto “lapidatela”, sarebbe venuto meno al suo mandato di amore e uguaglianza predicato fino a quel momento e la folla l’avrebbe abbandonato all’istanza, e se invece avesse detto “lasciatela andare” sarebbe stato preso dai soldati, meri esecutori di un potere umano. Ecco una tentazione ulteriore che ci viene presentata in questo periodo di quaresima, proprio dalle persone tanto spirituali e all’apparenza pie a Dio, ma in realtà emissari e strumenti del male, proprio come il potere ecclesiastico che credendosi possessori di Dio si arrogano il diritto di non benedire una coppia che si ama solo perchè omoaffettiva e non etero.

La reazione di Gesù sorprende tutti e cita i versetti di Geremia: “O speranza di Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi, quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere”, scritti sulla terra. Questo scrivere a terra è il simboleggiare l’inutilità della polvere, tutto ciò che ormai è oltrepassato e finito, tutto ciò che non è contenitore di ciò che può mantenere la novità evangelica. Ecco che di conseguenza l’azione profetica di Gesù, ovvero quella di scrivere per terra, sulla sabbia, non solo simboleggia una netta separazione tra chi non vuole essere un discepolo dell’amore e chi invece si impegna a essere alla sequela di Cristo. Una separazione netta tra il Dio dell’amore e il dio superfluo. Questo svolazzare della polvere che copre ciò che noi abbiamo scritto con il bastone per terra è la non conformità alla legge di Dio, è l’otre vecchio che non può contenere il vino nuovo.

«Chi di voi è senza peccato, getti per primo una pietra»” –non ‘la pietra’ –“«contro di lei»”. Con questa frase coglie tutti impreparati: chi è senza peccato esegua la sentenza. In una legge ovviamente fatta da uomini si da sempre la possibilità dello scamparsela quando si può: d’altronde si dice fatta la legge trovato l’inganno. Infatti l’unica figura inesistente in questo brano è l’uomo. Ed ecco l’effetto voluto da Gesù, i capi dei sacerdoti e gli anziani del tempio se ne vanno uno a uno per la codardia. E qui ci fa riflettere anche sulla pena di morte, una sentenza pronunciata dall’uomo che segue il dio della morte e non il dio della vita che da vita.  Ed ecco che appurata viltà dell’uomo Gesù si rivolge alla donna affermando “Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più”. Il peccato come più volte detto in questo periodo, non è un’azione malvagia verso Dio, ma verso noi stessi e gli esseri umani. Impariamo quindi a dare vita a chi la vita l’ha persa simbolicamente, perchè accusato ingiustamente dal potere umano, a chi ha perso la speranza a causa delle leggi inventate dall’uomo. Ecco la nuova speranza oggi c’è, impariamo quindi a dare speranza come Gesù ha fatto con questa donna.

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero Cattolica Riformata)


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